Perché i Social Network ci rendono tristi (ma connessi)

Siamo al pub a bere una birra con gli amici. È un momento di noia, nessuno sta parlando e tutti sono incollati al proprio smartphone. Scrollano infinitamente il feed, che sia di Facebook o Instagram, quasi come fosse una droga.

Conosciamo tutti molto bene questa situazione, vero? È qui che iniziamo a chiederci se i social network servono veramente il loro scopo, quello di connetterci, o se semplicemente servono a rubare il nostro tempo e le nostre attenzioni. 

Se dovremmo essere più connessi, perché siamo tutti in silenzio con la faccia a 10 centimetri dallo schermo, invece che chiacchierare tra di noi?

Le origini

Facciamo un salto indietro nel tempo. È Febbraio del 2004, siamo a Cambridge, nel Massachusetts. Zuckerberg, McCollum, Saverin, Moskovitz e Hughes, cinque colleghi universitari, fondano TheFacebook. 

TheFacebook nacque come una piattaforma online universitaria dove le persone avevano la possibilità di connettersi ai vecchi amici persi di vista. Il nome Facebook ha origine da quei libroni scolastici che vediamo nelle serie TV americane, quelli con le foto degli alunni di tutte le classi. 

L’idea di Zucky & Co. è rivoluzionaria. In pochi anni Facebook diventa un azienda enorme, nel 2009 il suo valore stimato è già di 3,7 miliardi di dollari. Sulla cresta dell’onda nascono altri servizi di connettività, come Whatsapp (2009, poi acquisito da FB nel 2014) e altri social come Instagram (nato nel 2010 e acquisito da FB nel 2012). 

Dalla nascita del social network per eccellenza ad oggi sono cambiate tantissime cose, la piattaforma si è evoluta, ha messo da parte il suo scopo originario — connettere gli utenti tra di loro — e preferisce connettere gli utenti alle aziende che fanno pubblicità sul social. L’algoritmo si è evoluto, i contenuti mostrati sui nostri feed sono su misura in base ai nostri gusti e interessi. 

L’obiettivo attuale di Facebook è mantenere gli utenti al suo interno il maggior tempo possibile, così da monetizzare tramite le pubblicità. 

Diminuiscono l’autostima  

Può sembrare assurdo perché con i social otteniamo l’attenzione delle altre persone. Attraverso like, commenti e messaggi, gli altri possono esprimere il loro “livello di gradimento” nei nostri confronti.

Da uno studio effettuato dalla Royal Society for Public Health e dallo Young Health Movement, entrambi enti britannici, sembra che Instagram sia la piattaforma peggiore per quanto riguarda i danni alla salute mentale, soprattutto degli adolescenti.

È facile intuire il motivo del primato di Instagram: è un social che ruota intorno all’immagine delle persone. Ci ritroviamo continuamente inondati di immagini di modelle ritoccate, quasi trasformate, che creano falsi miti nella mente delle persone, soprattutto i più giovani. Le foto dei personaggi famosi che fanno una vita da sogno ci fanno credere che questi siano sempre in vacanza.   

Tendiamo a rispecchiare la nostra vita con ciò che vediamo all’interno del social. Perché lui è sempre in vacanza mentre io devo spaccarmi la schiena dal lunedì alla domenica? Ci illudiamo che il profilo social rispecchi la vita reale degli altri perché tendiamo a postare online solo le foto migliori e i momenti indimenticabili.

Quest’analisi superficiale ci porta a conclusione errate e danneggia la nostra autostima.

Ai tempi di oggi lo smartphone è un elemento fondamentale nella vita di una persona.

Ci rendono più soli e depressi

Avete presente gli amici al pub di cui si parlava ad inizio articolo? Quelli che stanno incollati al telefono invece che chiacchierare tra di loro? È lo specchio della nostra società.

Invece che interagire tra di noi ci rintaniamo nei nostri smartphone perché attraverso di essi possiamo intrattenerci e distrarci senza impegno. 

Perdiamo un po’ di tempo su Facebook, spizziamo il profilo Instagram del nostro artista preferito, guardiamo video stupidi su Youtube. I nostri telefoni danno accesso istantaneo a qualsiasi cosa di nostro interesse. Perché scomodarsi a interagire? 

Queste finte interazioni sociali ci logorano sul lungo termine. Parlare faccia a faccia con altre persone ha degli effetti benefici su di noi che i social non possono sostituire, e nel contempo stanno contribuendo a distruggere.

Abbiamo bisogno degli altri e per interagire con loro dobbiamo scollarci dai nostri telefoni.

Ci distraggono e ci fanno perdere tempo

Sono la distrazione per eccellenza, con i loro feed costruiti su misura. In bacheca troviamo esattamente tutto ciò che vorremmo trovare. Le foto della nostra squadra preferita, video comici, discussioni e litigate di altre persone, pubblicità dell’ultimo smartphone che volevi assolutamente comprare, notizie dall’altra parte del mondo.

Sono strumenti costruiti per assorbire il nostro tempo e la nostra attenzione. Più tempo passiamo su Facebook e più lui monetizza con le pubblicità. Discorso analogo per Instagram o qualsiasi altro social che si avvale della pubblicità per monetizzare. Va da se che chi ci lavora dietro fa di tutto per tenerci incollati allo schermo. 

Non è solo un diritto riappropriarci del nostro tempo, è un dovere. Il nostro tempo vale denaro e quel denaro va in tasca ai proprietari di queste piattaforme. 

Dipingono una realtà che non esiste

Ne parlavamo poco fa, le foto di modelle ritoccate ad arte, le foto delle vacanze, le case dei personaggi famosi, il loro lifestyle, il loro lavoro. Su Instagram finiscono solo i momenti più belli, questo crea false illusioni. 

Ci rapportiamo ad una realtà che non esiste. Anche chi è ricco ha dei problemi, che siano di salute, di soldi, famigliari o di qualsiasi tipo. Semplicemente non possiamo vederli sui social, e questo ci illude. 

Basta un attimo di noia e tiriamo fuori lo smartphone…

Distruggono la nostra concentrazione

I social network stanno distruggendo la nostra capacità di concentrarci profondamente. Siamo invasi di notifiche che richiamano la nostra attenzione. Appena abbiamo bisogno di una distrazione apriamo un app e abbiamo risolto. 

La nostra mente necessità di un lasso di tempo di lavoro ininterrotto per raggiungere un alto livello di concentrazione. Cal Newport, nel suo libro Deep Work(lettura consigliata) sostiene che cedere alla continua tentazione di distrarsi attraverso i social porta ad una diminuzione della nostra capacità di concentrazione, sia in termini di intensità che in termini di durata.

Se siamo perennemente distratti diventa impossibile concentrarsi profondamente su un’attività complicata e dispendiosa mentalmente. E magari, una volta che abbiamo raggiunto la concentrazione necessaria veniamo distratti da una notifica, un messaggio, un commento. 

In media ci vogliono più di 20 minuti di lavoro senza distrazione per raggiungere un buon livello di concentrazione. Basta una semplice notifica per interrompere lo stato di flow che abbiamo raggiunto e obbligarci a ricominciare da capo.  

Conclusione

I social network sono una delle invenzioni più grandi che l’uomo abbia mai sviluppato, ma nascondono molte insidie. Sono studiati e ingegnerizzati sui nostri bisogni primitivi: fare gruppo, connetterci, essere desiderati ed essere informati riguardo quello che succede nel mondo e quello che stanno facendo i nostri amici. Sono strutturati per farci rimanere online il più a lungo possibile,  così da monetizzare con la pubblicità. 

Ma i rischi per la nostra salute sono enormi. Diminuzione di autostima, ansia, difficoltà di attenzione, disturbi del sonno, sono problemi molto seri. E ricordiamo che una buona fetta di pubblico è caratterizzata da adolescenti e ragazzi.

Dovremmo prendere molto più a cuore la questione, acquisire consapevolezza e provare a fare qualcosa per migliorare la situazione. 

Iniziamo disconnettendoci. 

Mettiamo il silenzioso, stacchiamo la connessione quando non serve, concentriamoci su ciò che è veramente importante e soprattutto diamo il buon esempio ai più giovani. Non diciamogli di posare il telefono. Posiamolo noi per primi, loro seguiranno.

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